Philip Roth: Inganno

PHILIP ROTH
Inganno (titolo originale: Deception, 1990)

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 Ho letto molto di Philip Roth e questo romanzo non è tra i miei preferiti. Eppure ogni sua opera è così originale che puntualmente suscita in me stupore e ammirazione.

La trama è quanto di più sfruttato e cioè il tema di un rapporto adulterino, eppure niente è convenzionale in questo romanzo, sviluppato all’interno delle quattro mura di una stanza e fatto di soli dialoghi in cui qualche volta è difficile capire chi è lui e chi è lei, se nella conversazione manca un riferimento di genere maschile/femminile.

La costruzione del romanzo è destabilizzante, non esistono introduzione né ambientazione, non c’è la consueta presentazione dei personaggi, non c’è niente di niente. È come se al lettore fosse data la possibilità di origliare le conversazioni tra i due amanti (qualche volta giusto uno scambio secco di battute) e lasciata la facoltà di immaginare la scena a proprio uso e consumo, da cui ricostruire le vite dei due personaggi.

Il lettore che leggendo la trama immaginasse un romanzo erotico pieno di amplessi (e ci può stare conoscendo Roth) rimarrebbe deluso: siamo di fronte a un romanzo cerebrale, in cui la libidine risiede più nelle conversazioni che nell’atto fisico consumato, dove i complimenti da entrambe le parti sono spesi per lo squisito scambio di idee piuttosto che per lodare la reciproca performance sessuale.

Nelle conversazioni c’è posto per tutte le tematiche care a Roth: la complessità del rapporto amoroso, la filosofia del piacere, le bugie e l’angoscia del senso di colpa, il sopraggiungere della malattia e non da ultimo l’essere ebreo in una società  perbenista e ipocrita. Il tutto, ovviamente, condito con la consueta e sottile ironia.

Inganno è quello che i due amanti consumano ai danni dei rispettivi partner, inganno è quello che Philip lo scrittore (così si chiama il protagonista maschile della storia) commette nei riguardi delle giovani amanti cui ruba le storie per i suoi romanzi, inganno è quello che Roth mette in campo nei confronti dei suoi lettori che non sanno più districarsi da cosa è finzione e cosa realtà: è una vicenda autobiografica? Sta parlando di sé oppure sta inventando? Roth sembra anche divertirsi a confondere il lettore.

In fin dei conti mi è piaciuta di più l’architettura della trama che la storia in sé, sta di fatto che Roth è uno dei più grandi scrittori viventi, il suo stile pulito ed essenziale non delude e anche se i temi di base sono riproposti e replicati, la struttura delle storie è ogni volta differente, in grado di stupire anche l’affezionato lettore.

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