Paolo Nori: I russi sono matti
Genere: saggio
Utet Editore (184 p.)
Vi presento un delizioso libretto, I RUSSI SONO MATTI, il titolo da solo vale l’acquisto. Spero di riuscire a incuriosirvi perché ne vale davvero la pena.
Si legge tutto d’un fiato e fin dalle prime pagine ci si accorge che il sottotitolo e cioè “Corso sintetico della letteratura russa, 1820-1991” è alquanto farlocco, perché non c’è nulla di accademico in queste rocambolesche duecento pagine. Paolo Nori, grande appassionato di letteratura russa (nessuno può dirsi “esperto” come lui stesso tiene a sottolineare) ci racconta le ossessioni, il genio, l’umorismo e il senso tragico dei grandi autori russi, che in due secoli hanno creato una delle più grandi letterature mai esistite.
Le “cose russe” sono raccontate come se si stesse al bar tra amici, e, seduto tra noi, ci fosse un tipo divertente che snocciola aneddoti e curiosità intorno agli autori russi e ci sa fare così bene che ci innamoriamo seduta stante della letteratura russa.
Sapevate ad esempio che il grande Tolstoj non ne poteva più della sua eroina?
“Lev Tolstoj, nel 1875, mentre sta scrivendo Anna Karenina, scrive al suo amico Strachov: Dio mio, se qualcuno terminasse per me A. Karenina! Mi è insopportabilmente odiosa.”
Ci sono anche chicche tratte dalle lezioni che Vladimir Nabobov tenne in un college statunitense:
“Nabokov disse che il romanzo “Oblomov” di Gončarov era il contrario della Recherche di Proust, perché nella Recherche il protagonista impiega centocinquanta pagine ad andare a letto, in Oblomov il protagonista ci mette centosessantatre pagine ad alzarsi dal letto.”
Io ho letto entrambi i romanzi e mi è piaciuta molto questa considerazione, anche se il confronto non mi sarebbe mai venuto in mente. Oblomov, è un personaggio incredibile, passa gran parte della sua vita su un divano o su un letto, è l’indolenza fatta persona.
Molti gli autori e le opere trattate in queste duecento pagine, c’è Puškin, Turgenev, Dostoevskij, Gogol’ e per ognuno di essi Paolo Nori spende parole e pensieri che incuriosiscono e soprattutto ci fa capire l’anima del popolo russo.
Leggendo questo libro ho capito tantissime cose sulla letteratura, ad esempio come mai mi piace così tanto leggere gli autori russi: i romanzi russi, come Paolo Nori spiega bene, “vanno sempre a finire male anche quando finiscono bene, come se gli scrittori russi non sapessero che esiste il lieto fine”. E io adoro i romanzi tormentati, quelli che ti accapponano la pelle come fa la vita vera.
Questo saggio è un vero gioiellino, imperdibile per chi ha già letto molti titoli e assolutamente necessario per stregare e convincere i lettori che non hanno ancora messo piede nell’universo della letteratura russa, perché diciamocelo chiaramente, i romanzi russi sono grossi tanto così, pieni di personaggi che hanno almeno tre nomi e un cognome con poche vocali e impossibili da pronunciare, sono legati da intricatissimi legami di parentela, ma se si è pazienti e disciplinati, se si prosegue a testa bassa fino alla meta, questi romanzi regalano grandissime soddisfazioni.
Buona lettura e alla prossima!