PAOLO NELLI: Il terzo giorno
Casa editrice: La nave di Teseo 2020
Mi è piaciuto moltissimo questo romanzo di Paolo Nelli, ambientato a Colle Ventoso, piccolo borgo della Brianza, sconvolto dal ritrovamento di tre cadaveri, tutti dentro uno stesso condominio. Due sono riversi sulle scale, si tratta di Salvatore, detto Tore, un trentenne assillato dai creditori, il secondo è un ragazzo completamente nudo, ha i riccioli biondi e due ali disegnate sulla schiena, ma nessuno del palazzo sa chi è. Il terzo corpo è quello di Ilde Ardenghi, dell’ultimo piano, una tipa strana, che possiede raffinate opere d’arte, tutte a soggetto religioso.
E guarda caso tra i due uomini a terra c’è un enorme crocifisso, di probabile provenienza “appartamento Ardenghi” e la faccenda si mostra subito ingarbugliata, perché i tre personaggi non hanno all’ apparenza alcun legame, l’unico elemento a fattor comune è il trovarsi “orizzontali” nella stessa palazzina. Tra l’altro è Venerdì santo, tempo di Passione e non di Apocalisse, ma la Pasqua con queste premesse si preannuncia davvero inquietante.
Il commissario di polizia che si occupa dell’indagine è un siciliano trapiantato al nord, si chiama Valerio Colasette, ed è aiutato da tre allievi del corso Ispettori. Si scopre subito però che non è il solo a investigare sul triplice crimine, perché c’è anche Irene Iannone, assistente sociale e fidanzatina di Tore ai tempi dell’infanzia, che per motivi tutti suoi, vuole capire cosa c’è sotto alla terribile vicenda.
Della trama basta così, d’altronde è un giallo, non si può mica spoilerare. Vi dico solo che l’indagine terminerà il giorno di Pasqua e quel titolo “Il terzo giorno” non è mica casuale. Vi ho incuriosito abbastanza?
E adesso la domanda: avevamo davvero bisogno di un nuovo commissario nella scena letteraria? Io credo di sì. Intanto il commissario Colasette non somiglia a nessuno di quelli già incontrati, è un uomo ruvido e in difficoltà con le regole e con i suoi superiori incompetenti, e questo si è già visto direte voi, ma lui non crede nel suo lavoro, non crede nella giustizia e in questa intrigata indagine prende le decisioni “giuste” per essere espulso, come se gli servisse una spinta esterna per essere mandato via: ha nel cassetto una lettera di dimissioni pronta da dieci anni che non riesce a consegnare.
La figura di Colasette è piena di sfaccettature, difficilmente classificabile, a volte è odioso a volte amabile, e come dice bene la Bercalli, allieva del corso:
« Sa Colasette, se non la conoscessi, se qualcuno me la descrivesse, non la sopporterei.»
Un altro aspetto che mi è piaciuto molto è il modo in cui Paolo Nelli trasforma l’indagine poliziesca in un’esplorazione molto più profonda, quella che analizza i dubbi esistenziali e le questioni morali, quella che intende discernere tra il bene e il male, perché ben presto l’inchiesta si sposta in ambiente di chiesa, di oratorio, di preti con e senza vocazione.
« …il Dio che Don Mario che Don Mario ha cercato di descrivergli. Se ne sta a guardare di là da un vetro l’umanità .. un Dio che partecipa dell’umanità ma impossibilitato ad agire, anche se lo volesse. Non può, per amore. La madre che dice ai figli, vi amo così tanto che non faccio niente per voi, vi sto a guardare sbagliare, vi sto a guardare soffrire, vi sto a guardare uccidervi da soli perché vi amo troppo. Assurdo e affascinante.»
Nelli è bravissimo nel piazzare intorno a Colasette un carosello di personaggi minori altrettanto credibili con cui è facile entrare in empatia, sono ragazzi che provengono da famiglie disfunzionali, figli che hanno genitori dal passato ingombrante, storie crude e tremendamente attuali. È questa la potenza del romanzo, sarebbe stato in piedi anche senza l’indagine poliziesca.
Complimenti all’autore quindi, con una preghiera di lettrice: Paolo, fai in modo che quella lettera di dimissioni non parta mai o se proprio devi farla partire fai in modo che non venga accettata, vogliamo godere di altre indagini del Commissario Colasette.
Buona lettura e alla prossima!