Laetitia Colombani – La treccia, 2018
Un inizio un pò sottotono, dopo i primi capitoli mi attendevo una storia piuttosto banale e invece con il proseguire della lettura ho cominciato ad appassionarmi alle vicende relative delle tre donne che animano il romanzo.
Ecco le tre storie.
India. SMITA è una donna povera, un’intoccabile. Come lavoro raccoglie a mani nude gli escrementi nelle latrine delle famiglie ricche, un lavoro tramandato da generazioni. Sogna per sua figlia Lalita la possibilità di frequentare una scuola per poter aspirare ad un futuro migliore.
Italia. GIULIA lavora con il padre nell’azienda di famiglia, un laboratorio di Palermo in cui si lavorano capelli veri per farne parrucche. A seguito di alcuni eventi, Giulia è costretta a prendere in mano l’azienda, sull’orlo del fallimento.
Canada. SARA è un avvocato di successo, pronta a sacrificare la famiglia in favore della carriera, fino a quando la scoperta di una malattia la spingerà a riconsiderare tutte le sue scelte.
Un filo della treccia (Giulia) è senz’altro più debole degli altri due, ma nel complesso l’intreccio narrativo rimane saldo ed è il finale che restituisce valore alle pagine e celebra il coraggio, la speranza e la gioia del vivere tutta al femminile.