Javier Marías, Berta Isla
Titolo originale: Berta Isla, 2017
Genere: narrativa psicologica
Einaudi Editore (478 p.)
Javier Marías è uno scrittore e traduttore spagnolo, conosciuto soprattutto per il romanzo “Domani nella battaglia pensa a me”. Ho letto molto di Marías e oggi però vi propongo la sua ultima opera, BERTA ISLA.
Racconta una vicenda d’amore struggente, che potrebbe definirsi “storia di un’assenza e di un’attesa”: Berta aspetta suo marito Tom, per settimane a volte mesi a volte anni, senza sapere dov’è e cosa fa.”Non devi mai farmi domande”. Parte e non dice se e quando tornerà. Berta sceglie di stare accanto a un uomo che può soltanto sperare di conoscere ma che non si rivelerà mai per ciò che è realmente.
«Per molto tempo non avrebbe saputo dire se suo marito era suo marito, in modo simile a come non saprebbe dire nel dormiveglia, se sta pensando o sognando, se ha ancora il controllo della propria mente o se lo ha già perduto per sfinimento.»
Berta e Tom, sono due anime sconfitte in partenza, entrambe alla deriva, lei avvolta dal dubbio, lui dall’ombra del segreto. Tom è un uomo che per lavoro mente, tutta la sua vita è una menzogna, Berta fa una vita assurda, si barcamena nell’attesa tra lealtà, ostinazione e risentimento.
«Io morivo dalla voglia di vederlo. Se lui a sua volta si consumava, non lo posso assicurare.»
Berta Isla è anche un romanzo di menzogne. Bellissimo il pezzo in cui Marías si serve di Shakespeare, raccontando di quando Enrico V, alla vigilia della battaglia, si aggira nell’accampamento in incognito, e avvolto in un mantello, s’infiltra tra le truppe, per saggiare l’umore dei suoi soldati.
La trama non ha grandi colpi di scena, al lettore resta solo di capire come Marías scioglierà i nodi “gialli” della vicenda, ma ciò è irrilevante, non è la suspense a tenere incollati alla pagina, ma la capacità di Marías di affabulare per centinaia di pagine senza avanzare di un passo nella trama (e credo sia questo il motivo per cui molti reputano questo scrittore noioso).
Amo Marías, mi piace qualsiasi cosa scriva, perché adoro il suo stile impeccabile, le sue digressioni, il suo modo di scavare nella psiche dei personaggi, la sua passione per le lingue, la potenza delle storie che racconta.
Che cosa mi è piaciuto in questo libro: 1) la vicenda incentrata più sui pensieri interiori che sulla pura azione; 2) l’ingegnosità di servirsi di una manciata di versi del grande poeta T.S. Eliot, per puntellare le elucubrazioni dei due personaggi, tecnica già vista e amata in “Domani nella battaglia pensa a me”; 3) lo scorrere del tempo con immagini perfette, tipo Berta che guarda dal balcone gli alberi scossi dal vento, visione ripetuta fino allo sfinimento; 4) l’immancabile Shakespeare, con riferimenti da Enrico V 5) la parità di trattamento riservata dal narratore onnisciente al lettore, che al pari di Berta, soffre e brancola nel buio più totale senza notizie di Tom.
Se amate le storie d’amore tormentate non perdetevi questo romanzo.
Buona lettura e alla prossima!
Fabiola