WILLIAM FAULKNER
L’urlo e il furore ( “The Sound and the Fury”, 1929)
Un romanzo concepito in quattro sezioni, con le vicende dei componenti della aristocratica famiglia dei Compson, ormai in decadenza.
I primi tre capitoli sono in prima persona, ogni volta a parlare è una voce diversa, sono Benjy, Quentin e Jason i tre fratelli Compson e gli episodi hanno per titolo una data (non in ordine, sarebbe troppo facile) in questa sequenza: 7 Aprile 1928, 2 giugno 1910, 6 Aprile 1928, 8 Aprile 1928.
I salti nel tempo, con diversi flashback anche dentro lo stesso episodio, rendono ostica e complicata la narrazione, ciò vale in particolare per il capitolo introduttivo, quando a parlare è Benjy, il fratello ritardato mentale: siamo di fronte ad un flusso di eventi e osservazioni sconnesse, un linguaggio fatto di odori, di pianto e di frasi che si potranno comprendere solo con il proseguire della lettura. Poi è il turno del fratello Quentin e a seguire quello di Jason.
La sorella Caddy merita una nota a parte, perché non ha voce né è presente in casa, ma l’intera famiglia vi gravita intorno. La conosciamo attraverso i ricordi e i sentimenti che i fratelli provano per lei facendone oggetto di passione o di disprezzo.
Onnipresente nel sottofondo della narrazione troviamo la madre, malata e vedova, che vociando dalle scale impartisce ordini ai servi di colore e cerca di dare disciplina e regole ai figli. La governante nera Dilsey, da sempre a servizio in casa Compson, tiene le redini nella casa, ricevendone in cambio indifferenza e umiliazioni. Siamo nel Sud degli Stati Uniti, dove le parole bianco e nero hanno un profondo significato.
Un’opera non facile, in cui Faulkner, il più grande scrittore della modernità americana, spezza i cardini del romanzo tradizionale, creando uno stile innovativo che sconcerta e incuriosisce. Un libro che richiede pazienza e dedizione ma che sa compensare il lettore della fatica di arrivare in fondo, ma, come si dice per le escursioni, consigliata solo a lettori allenati ed esperti.