SAUL BELLOW
Le avventure di Augie March (The Adventures of Augie March – 1953)
Siamo di fronte ad un grande romanzo di formazione, in cui seguiamo le avventure di Augie bambino fino all’età adulta e ancora una volta siamo di fronte ad un personaggio “mentale” che si sforza di capire il mondo, anche se poi non sa bene come comportarsi.
Perché è questa la base in cui si muovono sempre e comunque i protagonisti delle storie di Bellow, i dubbi, gli errori, le bugie e le meschinità dei personaggi che annaspano cercando di dare un senso al loro stare al mondo.
L’uso della prima persona e del monologo interiore è una scelta obbligata per lo scrittore che dà voce ad Augie affinché possa auto-analizzarsi per cercare di districarsi nell’eterno pastrocchio della vita.
L’infanzia difficile dopo l’abbandono del padre, la competizione con il fratello più scaltro, i sensi di colpa per la madre quasi cieca costretta a vivere in condizioni precarie mentre l’altro fratello demente viene rinchiuso in un istituto, le peripezie alla ricerca di un lavoro per il sostentamento tra corruzioni e ipocrisie, le relazioni con le varie donne che diventano insegnamento di vita, l’entrata in guerra e molto altro il tutto condensato in seicento pagine in cui gli affetti familiari ritornano con costanza e precisione, per arrivare a dichiarare infine, che nonostante siamo tutti messi a dura prova, esiste sempre un senso di riscatto e di salvezza.
Scrittore di infinite risorse stilistiche e di una abilità letteraria fuori dal comune, Bellow crea storie con il suo marchio inconfondibile, dando voce a ogni fluttuazione di pensiero dei suoi personaggi con ironia e arguzia.
Lo stupore provato nella lettura di molti passi mi lascia atterrita, tanta bravura concentrata come in un tubetto di salsa d’acciuga. Meraviglioso, lo consiglio.
«Può proprio darsi che io sia un fallimento… anche Colombo pensò di essere un fallimento, probabilmente, quando lo rispedirono in catene. Il che non provò che non c’era l’America» Saul Bellow