Toni Morrison: Amatissima
Genere: critica sociale, schiavismo
Editore: Sperling & Kupfer (410 p.)
Toni Morrison (1931-2019) è stata la prima donna di colore a vincere il Nobel per la letteratura (1993). La Morrison considerava lo scrivere un atto di responsabilità sociale e il suo capolavoro, “Amatissima”, premiato con il Pulitzer 1988, è una storia potente sull’orrore della schiavitù.
Protagonista del romanzo è Sethe, donna libera grazie all’abolizione della schiavitù, ma nata schiava, che ha lottato per la libertà fino a ribellarsi al suo destino e per questo porta nel corpo e nella mente i segni di un trascorso terribile.
È il 1873, Sethe e sua figlia Denver, vivono al numero 124 di Bluestone Road, in una casa infestata da un fantasma. C’è una sorta di quieto vivere e accettazione di questa presenza inquietante, fino al giorno in cui il passato di Sethe torna improvvisamente a straziarla, sotto le sembianze di una giovanetta che si presenta alla sua porta, che diventerà il suo tormento e il suo tentativo di redenzione. La Morrison tratta l’argomento schiavitù in maniera del tutto personale, e servendosi dell’immaginario magico afroamericano, crea un fantasma “in carne ed ossa” che aleggia indisturbato tra le pagine, da cui è possibile renderci conto della differenza tra uomo e schiavo, dei soprusi praticati dall’uomo bianco sull’uomo di colore, in nome di una presunta superiorità di razza.
La vicenda si svolge su piani temporali diversi, all’inizio non è facilissimo seguire la trama e collocare i fatti che via via vengono narrati, ma si comprende benissimo la forza dell’amore materno di Sethe e il peso del suo indicibile segreto, un “estremo atto d’amore” che verrà svelato nel finale.
Se non l’avete ancora letto nulla di lei è l’occasione giusta per farlo, e vi consiglio di cominciare da questo romanzo che racchiude lo scopo del suo scrivere: “per non dimenticare”.
Buona lettura e alla prossima!