Italo Calvino: Il barone rampante
Genere: storico-fantastico, avventura
Einaudi Editore (240 p.)
Il romanzo di cui voglio parlarvi oggi è IL BARONE RAMPANTE di Italo Calvino, narratore tra i più importanti del nostro secondo Novecento, la cui fama ha scavalcato di molto i confini nazionali. Calvino fu un intellettuale di grande impegno politico, civile e culturale ma da sempre fu attratto dalla letteratura popolare, dalle fiabe, dall’invenzione fantastica. E in quest’area si pone il nostro romanzo, che tra le sue opere è il mio preferito.
Il Barone rampante forse non è famoso come Marcovaldo, ma vi garantisco che è di pari goduria. La vicenda è presto detta: dopo una lite a tavola con il padre, il noioso Barone di Rondò, il piccolo Cosimo, di dodici anni, si rifugia su un albero e comunica a tutti di non voler scendere più. L’oggetto della disputa è un piatto di lumache.
«-Ho detto che non voglio e non voglio! – e respinse il piatto di lumache. Mai s’era vista disubbidienza più grave.»
È il 15 giugno 1767, capite quindi che gli atti di insubordinazione venivano seriamente puniti, anche con sanzioni corporali. L’incredibile storia di Cosimo e le sue numerose imprese ce la racconta Biagio, fratello minore del protagonista, che si occuperà di lui per tutto il tempo fornendogli (di nascosto) viveri, vestiti. Cosimo dimostra ben presto che il suo non è affatto un capriccio: nonostante i sospiri della madre e le imprecazioni del padre, lui non capitola e non viene a patti, ma continua a spostarsi da un albero all’altro, da quelli vicini alle finestre di casa fino ai boschi più lontani della ricca tenuta dei baroni di Rondò.
Tante le avventure e gli incontri che ci regala Calvino, il più incredibile a mio gusto è quello tra Cosimo e Gian dei Brughi, brigante sanguinario che per motivi ben più gravi, vive nascosto tra la vegetazione: sulla sua testa pende infatti una condanna a morte. Tra le tante richieste di Cosimo a suo fratello Biagio ci sono anche i libri, grandi compagni di quella vita solitaria. Fatto è che Cosimo e il brigante si scoprono entrambi appassionati di lettura. «Cosa legge di bello?» dice il brigante assassino a Cosimo. E poi: «È bello questo libro? Le manca tanto a finirlo? Perché volevo chiederle se me lo prestava». Questo capitolo è davvero esilarante, sentite qua:
«Gian dei Brughi aveva i suoi gusti, non gli si poteva dare un libro a caso, se no l’indomani tornava da Cosimo a farselo cambiare. Mio fratello era nell’età in cui si comincia a prendere piacere delle letture più sostanziose, ma era costretto ad andarci piano da quando Gian dei Brughi gli portò indietro “Le avventure di Telemaco”, avvertendolo che se un’altra volta gli dava un libro così noioso, lui gli segava l’albero di sotto.»
Cosimo tra gli alberi conosce l’amore, attraverso l’incontro con Viola, figlia dei Marchesi d’Ondariva, i cui possedimenti confinano con quelli dei Rondò, trova un fedele amico nel cane Ottimo Massimo e ne combina delle belle: guida un attacco contro i pirati turchi, aiuta dei nobili spagnoli esuli, combatte gli incendi boschivi, diventa figura popolare tra gli abitanti delle campagne. Nel frattempo tra le pagine del libro arrivano le avvisaglie della Rivoluzione francese, le imprese di Napoleone Bonaparte, e pezzi di storia vera si fondono con le eroiche imprese di Cosimo.
I romanzi di Calvino hanno un pubblico vastissimo e variegato, possono andar bene per lettori di età da zero a cent’anni, possono essere letti e riletti mille volte con ugual gusto e interesse, sono divertenti ma anche pieni di spunti di riflessione. Ho amato questa storia, la mia consumata copia anni ’70 è quella che mi ha passato mia madre… E sarà proprio vero che Cosimo manterrà la sua promessa di non scendere mai dai suoi amati alberi? Io non ve lo dico, scopritelo da voi!
Buona lettura e alla prossima!