IRVIN D. YALOM La cura Schopenhauer
(Titolo originale: The Schopenhauer Cure, 2005)
Il romanzo è una sorprendente fusione di narrativa con filosofia, psicologia, biografia, un mix incredibilmente riuscito. Dello stesso autore, avevo già letto Le lacrime di Nietzsche ma questo mi è piaciuto di più.
Il protagonista è uno psichiatra di 65 anni, che scopre di essere affetto da un melanoma incurabile. Dopo lo sconcerto iniziale, Julius è assillato da una domanda: come spendere bene l’ultimo anno di vita rimasto? Di sicuro continuando a fare il suo lavoro con passione. Ha già un gruppo ben affiatato in terapia ma anche pazienti del passato che non è riuscito ad aiutare, come Philip Slate, vero caso di fallimento personale. La curiosità di sapere cosa gli è successo lo spinge a ricontattarlo e grande è il suo sconcerto nel vederlo “guarito” (tranquilli non è spoiler, siamo proprio agli inizi).
La vicenda si svolge in una stanza con nove seggiole, lo studio di Julius, dove i pazienti cercano di recuperare autostima e superare il disagio esistenziale dopo aver vissuto sofferte relazioni. L’entrata di Philip nel gruppo porterà un vero scompiglio. Il romanzo si sviluppa su due piani, il primo costituito dalle sedute del gruppo, il secondo basato sulla vita e il pensiero di Arthur Schopenhauer, in particolare nella misantropia e nel pessimismo che l’hanno caratterizzata.
Lo stile è fluido, il racconto è ben costruito senza cadute di ritmo, il passaggio dalle vicende dei pazienti alla biografia del filosofo è ben dosato e incantano le bellissime citazioni che introducono i capitoli. A mio giudizio è un romanzo costruito con maestria e pieno di spunti interessanti.