Madeleine Bourdouxhe, La donna di Gilles
Titolo originale: La Femme de Gilles, 1937
Genere: narrativa psicologica
Adelphi Editore (148 p.)
Ci sono molti modi per declinare un triangolo amoroso e la Bourdouxhe, scrittrice di grande sensibilità, ne sceglie uno perverso e per certi versi umile e delicato.
La donna di Gilles è, almeno sulla carta, Elisa, che è la moglie e la cui esistenza si riduce nell’appartenere al marito. Senza Gilles niente ha senso, la sua esistenza trascorre nell’attesa del suo ritorno dal lavoro, con tante cose da fare in casa, lavare, cucinare, tutto deve essere pronto per lui, e dopo la cena ecco la disponibilità del suo corpo.
L’essere posseduta da lui è parte del suo compito di donna e moglie, la sua soddisfazione è nel piacere di donarsi senza prendere nulla per sé. Nel suo mondo distorto perfino i due figli non hanno valore se non come “estensione del suo amore per Gilles”.
E poi arriva il giorno in cui Elisa si rende conto che Gilles è diventato l’amante di sua sorella e allora tutto crolla attorno a lei (non è spoiler, siamo alle prime pagine del romanzo). Non dirò nulla della reazione di Elisa alla notizia e del suo atteggiamento nei confronti dei due, entrambi amati, questo sarebbe davvero spoiler, ma posso senz’altro anticiparvi come il triangolo amoroso diventi storia di sofferenza, singolare e a tratti fastidiosa.
Un romanzo che fa riflettere sulla sofferenza di chi viene tradito, sulla devozione amorosa, sul disamore, sulla passività e sui modi di concepire l’amore, diverso per ognuno dei tre protagonisti. La donna di Gilles è anche un romanzo di silenzi e descrizioni evocative, raccontato attraverso le variegate sfumature dell’animo e i cambiamenti delle stagioni, una storia che si legge tutta d’un fiato, fino al toccante finale.