PHILIP ROTH
Pastorale Americana
Titolo originale: American Pastoral, 1997
A detta dei critici, questo romanzo è una delle migliori prove di Philip Roth (Premio Pulitzer 1998).
La vicenda si apre con il ricordo che Nathan Zuckerman fa della propria adolescenza vissuta in adorazione di Seymour Levov, studente della sua stessa scuola, il più alto, il più bello, il più corretto, il più bravo in qualunque disciplina sportiva, football, baseball, basket. Sono gli anni Quaranta e il ragazzo fenomeno è noto nella comunità ebraica di Newark come “lo Svedese”.
Dopo cinquant’anni, Zuckerman incontra di nuovo lo Svedese, ma l’incontro tanto atteso si trasforma in una bruciante delusione: il semidio è diventato un banalissimo uomo di successo che ostenta l’elenco delle personali conquiste: bellissima casa, marito felice, figli meravigliosi e fabbrica in costante espansione.
Soltanto qualche tempo dopo, al raduno di attempati ex allievi, Zuckerman apprende direttamente da Jerry Levov – suo compagno di classe e fratello minore dello Svedese – l’immane tragedia abbattutasi sul mitico campione.
Il romanzo è un grande affresco sulla famiglia, il sogno americano infranto di Seymour lo Svedese, la cui ferrea rettitudine laico-ebraica, unita alla dedizione al lavoro e al suo amore per la famiglia non bastano a evitare la catastrofe, perché proprio dal suo seme è nata Merry, figlia indegna e sciagurata.
Dai bisnonni di Seymour sbarcati da emigranti in suolo americano, la famiglia Levov ha fatto grandi passi, dalla durissima vita in conceria è arrivata alla creazione di una fabbrica di guanti che diventerà colosso imprenditoriale. E Merry, frutto della quarta generazione, manderà tutto alla malora.
Roth è un maestro nella caratterizzazione dei personaggi e nelle vicende che li rappresentano. Seguiamo i Levov uno ad uno, il vecchio Lou despota con gli operai ed ebreo fino al midollo, Jerry frustrato dai successi del fratello, Seymour che inanella una vittoria dopo l’altra, la bellissima moglie Down che cerca di scrollarsi di dosso il titolo di reginetta di bellezza allevando vacche, la piccola Merry dotatissima seppure balbuziente.
A partire dal tema principale, l’angoscia del protagonista risucchiato in una spirale di follia che fa precipitare quanto di bello ha costruito, Roth semina pretesti per parlare di molto altro: il valore della famiglia, la dedizione al lavoro, il contrasto tra vecchio ordine e nuovo disordine, le contestazioni giovanili, il perbenismo, l’ipocrisia, i triti rituali borghesi, la violenza, la religione, il comunismo, la guerra del Vietnam e infine lo sport, tema ricorrente in ogni grande romanzo americano. Tante le chiavi di lettura per questa opera complessa che dispensa lezioni per ogni categoria: anziani, giovani, genitori, figli, mogli e mariti.
Credo valga la pena di soffermarsi anche sulla particolarità del romanzo in termini di impostazione. Primo punto: l’intera vicenda è svelata nel primo capitolo, quindi dopo poche pagine si ha già tra le mani la soluzione. Eppure le quattrocento pagine che seguono riescono ad appassionarci in maniera incredibile. Ci vuole uno scrittore del calibro di Roth per poter gestire un intero romanzo in flashback e continue digressioni, senza apparente finale.
Secondo punto: la complessa struttura è basata su un meccanismo letterario di scomposizione a scatole cinesi, con ampie digressioni e con una trama che si disfa e si ricompone di continuo. Un sistema che non sempre trova il gradimento del lettore.
Terzo punto: quando si entra nel resoconto dei fatti inerenti Merry e la vita dello Svedese, si ha un dubbio atroce: la narrazione è frutto della fantasia di Zuckerman o è la storia vera? Un brillante espediente per tenere vivo l’interesse del lettore fino all’ultima riga.
Ho amato molto questo romanzo, aspro, intenso e a tratti sgradevole, che mostra cosa succede quando crollano le certezze su cui abbiamo impostato la vita intera. Una storia toccante che approcciata dal punto di vista di genitore, difficilmente lascerà indifferenti.
Consigliatissimo.