LA TRISTEZZA DELLA SERA
Gregorio Servetti soffre di solitudine
La sua fronte si corruga a seguito di un nuovo pensiero amaro e giù a spifferare la tristezza della sera, la veloce capatina al supermercato sotto casa per l’acquisto di un pezzetto di pane e una busta di affettati già confezionati, la fretta di togliersi dall’odiosa fila alla cassa per mettersi al riparo degli sguardi dei presenti che scrutano con aria di commiserazione i pochi oggetti poggiati sul nastro trasportatore.
«Si vede benissimo che sono solo come un cane» dice mentre pensa alla cena in solitario, la tavola apparecchiata per uno e la bottiglia di vino che dura quattro sere. «Mi sono persino convertito ai formaggini e al pane in cassetta, non ero mai sceso tanto in basso dal punto di vista gastronomico e culinario.»
Nella trattoria convenzionata dove va a pranzo nei giorni lavorativi, da un po’ di tempo mangia un po’ di più, per non avere la necessità di cenare alla sera.
Il suo collega Orazio l’ha sgamato e ha dichiarato: «Scusa se te lo dico ma ultimamente t’ingozzi come un porco.»
«Faccio come i cani, mangio una volta al giorno» è stata la sua risposta e i colleghi si sono sganasciati dalle risate senza comprendere la serietà della battuta.
E poi succede che la notte gli viene fame ed è costretto ad alzarsi per smangiucchiare un biscotto o un pacchetto di crackers, quel poco che serve per mandar via la fame e aspettare la colazione del mattino.
«Non sarebbe meglio essere animali in cui tutto è istintivo e non occorre pensare o chiedersi perché? Non credi sia più conveniente accontentarsi di una vita insignificante senza interrogativi, senza dover scegliere, lasciandosi trasportare dalla corrente? Perché in fondo darsi tanta pena? Non ci pensi mai Gina, a queste faccende? Non sarò mica l’unico su questa terra ad arrovellarsi su interrogativi esistenziali.»
Un mondo che non si fa domande è un mondo che si contenta di poco, questa è la sua convinzione.
La giovane barista lo guarda con aria di sufficienza ma Greg la giustifica: chi non si pone le domande esistenziali, non riesce a capire chi se le pone. Gina scruta il volto dell’amico, gli occhi rimpiccioliti a fessura, la fronte contratta in rughe di disapprovazione, lei di questi pensieri non sa che farsene, il suo carattere positivo e concreto è un ottimo scudo contro l’inquietudine improduttiva.
Brano estratto dal capitolo 4 del romanzo:
“Il fossile vivente e la donna dai capelli color mogano” di Fabiola Gravina