Fëdor Michajlovič Dostoevskij
L’idiota (titolo originale: Идиот, Idiot, 1868)
Ho appena concluso la lettura del famoso romanzo di Dostoevskij e umilmente affermo di non avere le giuste competenze per recensire un’opera di questo calibro. Mi limiterò dunque come di consueto a trasformare in parole le emozioni provate durante la lettura.
Qualche dettaglio sulla trama: il romanzo ruota intorno alla figura del principe Myškin, spirito puro, incapace di adeguarsi all’ipocrisia e alla meschinità del suo tempo. Rientrato in patria dalla Svizzera, dove è stato curato per epilessia, Myškin si muove e si comporta come un bambino privo di qualsiasi esperienza, ingenuo e indifeso come se non avesse coscienza della cattiveria e della malvagità che pervade il mondo. Numerosi i personaggi che si muovono nella storia, tra cui due donne di sconvolgente bellezza, Nastas’ja Filippovna e Aglaja Epančin che si contenderanno gli stessi uomini (Gavrila, Myškin, Rogozin) in un gioco al massacro.
Storie di usurai, di eredità, di ripicche e vendette, di amanti e mantenute, di fughe e ritorni, di matrimoni annunciati e mai realizzati, in cui ogni volta rifulge la figura del principe Myškin, impareggiabile nel suo innocente splendore. Dostoevskij infila nel suo romanzo i travagli di un secolo: il significato della libertà, il senso della fede religiosa, i mutamenti politici, il nichilismo, il socialismo, il ruolo sociale dell’aristocrazia. Ed infine l’amore, descritto in tutte le sue forme: l’amore pudico e pieno di pietà di Myskin, l’amore passionale e violento di Rogozin, l’amore corrotto di Gavrila.
Ciò che mi affascina in Dostoevskij è il suo modo di narrare, impetuoso, travolgente, passionale anche se non sempre scorrevole, a tratti perfino ostico. Tutti i suoi personaggi sono tirati al massimo: il principe Myškin è di una bontà disarmante, quasi fastidiosa; Rogozin è un cafone arrogante diventato ricco grazie all’eredità; Gavrila avido di soldi che crede di poter comprare anche l’amore; Nastas’ja Filippovna che si strugge oltre ogni limite per il suo destino avverso ma che non vuole essere salvata rifiutando un matrimonio dignitoso; la giovanissima Aglaja Epančin, irritante e capricciosa fino al ridicolo. E tutti i personaggi, senza alcuna esclusione, saranno in qualche modo attratti e segnati indelebilmente dal passaggio del principe Myškin, combattuti dal dubbio se considerarlo un idiota o al contrario una persona di una intelligenza superiore.
E’ idiota chi ama senza riserve e con assoluta generosità? E’ idiota chi è capace di rispetto, compassione, empatia? Il principe Myškin va per la sua strada, coerente e forte del suo modello di amore che lo induce a donarsi senza riserve, accollandosi addosso tutte le sofferenze del mondo. Pur rendendosi conto si essere oggetto di derisione. E con la sua innocenza, aspira alla bellezza e all’armonia totale: la forza dell’amore che lui proclama, diventa l’unica, vera, nobile arma posseduta dall’uomo. Bellissimo il finale, al limite della follia, in cui il lettore viene trascinato nel gorgo insieme ai personaggi della vicenda.
Un romanzo permeato di tormento e sofferenza di vivere, dalla struttura quasi teatrale per l’abbondanza dei dialoghi. Intensa la profondità di analisi psicologica e il tratteggio dei personaggi, come Dostoevskij ci ha abituato. Un classico senza tempo, lo consiglio vivamente.