Cinque romanzi “figli unici”

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5 ROMANZI “figli unici”

Ci sono scrittori prolifici che hanno sfornato nella loro vita centinaia di romanzi, penso a Isaac Asimov o Georges Simenon e anche Agatha Christie, tra i viventi Stephen King e Joyce Carol Oates, tanto per fare qualche esempio. E il lettore affezionato aspetta con ansia ogni nuova uscita che forse, dopo, si perde nel mare magnum dei titoli.

In questo articolo vorrei puntare l’attenzione sul caso opposto, e cioè su scrittori legati indissolubilmente a un unico titolo per due motivi: perché nella loro vita hanno prodotto un unico romanzo e lo hanno fatto così bene da guadagnarsi l’immortalità letteraria. E se è vero che per uno scrittore ogni opera è paragonabile a un figlio, allora questi romanzi possono a ragione essere etichettati come “figli unici”.
Ve ne presento alcuni, scelti dalla mia personalissima lista di libri letti e amati.

Cime tempestose – Emily Brontë
Emily Brontë (1818-1848) è la più celebre delle tre sorelle Brontë (Charlotte, Emily e Anne tutte scrittrici) e si è guadagnata l’immortalità con una sola opera: CIME TEMPESTOSE. Non scrisse altro perché morì giovanissima, a soli 30 anni. Soffriva di tubercolosi, entrò in fase terminale all’inizio del 1848, mentre era impegnata nella stesura del suo secondo romanzo, andato perduto.
Cime tempestose fu pubblicato nel 1847 sotto lo pseudonimo maschile di Ellis Bell, perché a quel tempo la scrittura era appannaggio maschile e le donne scrittrici non avevano considerazione né mercato. Il romanzo suscitò grande sconcerto per la brutalità e la violenza di alcuni punti della narrazione e per la presenza di un’aurea “soprannaturale” (fantasmi che vagano nella brughiera). Nel suo romanzo, la Brontë racconta la tormentata vicenda amorosa di Heathcliff e Catherine Earnshaw, una passione distruttiva che proseguirà fin nella seconda generazione. Più che la trama, fin troppo conosciuta, penso valga la pena di soffermarsi sulla struttura del romanzo, atipica e incredibilmente innovativa per quei tempi, tanto che i critici la bocciarono perché non lineare e priva di un punto di vista oggettivo. La vicenda è infatti raccontata in flashback da due narratori che sono il signor Lockwood (che ha preso in affitto una casa da Heathcliff) e la signora Nelly Dean, governante storica in casa Earnshaw. Per essere precisi Lockwood racconta la storia di Nelly Dean, la quale a sua volta racconta la storia di Heathcliff e Catherine. In Italia il romanzo arrivò ottant’anni dopo, nel 1926, con la traduzione di Rosina Binetti. Numerose le traduzioni italiane, se avete intenzione di leggere questo classico vi consiglio la traduzione più recente, quella di Monica Pareschi per Einaudi.

Via col vento – Margaret Mitchell
Margaret Mitchell (1900-1949) si è guadagnata l’immortalità letteraria con “Via col vento”. Vincitore del Premio Pulitzer 1937, il romanzo è stato tradotto in 37 lingue e con 30 milioni di copie è uno dei più venduti di tutti i tempi. La Mitchell scrisse e riscrisse solo questo romanzo, si contano una decina di stesure in dieci anni. La sua vita fu breve, morì a soli 49 anni, investita da un’auto guidata da un ubriaco. Per sua volontà tutta la produzione letteraria inedita fu distrutta.
La Mitchell era di Atlanta, profondo Sud, crebbe ascoltando i racconti dei veterani per cui “Via col vento” è un romanzo sudista che più sudista non si può. Nel romanzo si raccontano gli amori, i matrimoni e la cocciutaggine di Miss Scarlett O’Hara (Miss Rossella nella prima traduzione e nel film), nella sanguinosa cornice della guerra di Secessione americana. La nostalgia per la vita del Sud tra le piantagioni di cotone, il disprezzo per gli sporchi yankee, il Ku Klux Klan necessario come autodifesa per gli schiavi liberati che molestavano le donne bianche, l’idea che i neri liberati stessero peggio di quando erano a servizio nelle ricche famiglie, sono la base su cui la Mitchell costruisce la vita dell’indomita eroina, emblema di coraggio e determinazione. Ho divorato il romanzo in una settimana e l’ho amato alla follia: è un libro che inchioda alla pagina, se lo iniziate non riuscirete a metterlo giù. Segnalo la nuova traduzione Neri Pozza, che regala nuovo splendore a questo romanzo, riportandolo in libreria in versione integrale, eliminando il gergo grottesco e offensivo parlato dagli schiavi, con i verbi all’infinito e il “sì badrona”. Garantisco: mille pagine di puro godimento. Anche se conoscete il film a memoria, il romanzo è una continua emozione, non vi deluderà. Giusto un avviso: è praticamente impossibile leggere “Via col Vento” dissociato dalle immagini cinematografiche di Vivien Leigh e Clark Gable.

Il dottor Živago – Boris Pasternak
Boris Pasternak (1890-1960) scrittore e poeta russo, scrisse racconti, poesie e memorie ma un solo romanzo: “Il dottor Živago”. Vinse il Nobel per la letteratura nel 1937 ma non lo ritirò, per non rischiare l’espulsione dalla Russia e la confisca delle sue proprietà. Il romanzo è ambientato durante la Rivoluzione Russa e racconta la struggente relazione adulterina del dottor Živago con la giovane Lara, che Pasternak intreccia abilmente con una notevole quantità di eventi storici e sentimentali. La storia d’amore è tra le più belle, destinata a sbocciare per quelle affinità elettive impossibili da contrastare. Ho amato immensamente il libro e anche il film (che avrò visto una decina di volte), entrambi richiedono pacchetti di kleenex per tamponare lacrime e commozione. Il romanzo arrivò in Italia nello stesso anno, tradotto da Feltrinelli. In Russia fu pubblicato legalmente cinquant’anni dopo, nel 1988, durante le riforme sostenute da Gorbačëv. Nel 1989 Evgenij, figlio dello scrittore, si recherà in Svezia per ritirare il premio spettante al padre 31 anni prima.

Il gattopardo – Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1896-1957), di nobile casato, fu un avido lettore e scrisse un solo romanzo: “Il gattopardo”. Secondo le dicerie, partecipò a un convegno letterario dove conobbe Eugenio Montale e Maria Bellonci e fu proprio al ritorno da quel viaggio che iniziò a scrivere Il Gattopardo, ultimato due anni dopo, nel 1956. Il romanzo narra le trasformazioni avvenute nella vita e nella società in Sicilia nel momento del trapasso dal Regno Borbonico alla transizione del Regno d’Italia, attraverso le vicende della famiglia nobile dei Salina, prendendo spunto dal vissuto della sua nobile famiglia.
Il manoscritto fu inviato alle case editrici Mondadori e Einaudi, entrambe lo rifiutarono. Tomasi di Lampedusa morì senza veder pubblicato il suo capolavoro (stampato poi da Feltrinelli grazie a Giorgio Bassani) che vinse poi il Premio Strega 1959 postumo.
Ho letto “Il Gattopardo” per la prima volta una decina di anni fa, avevo il libro nello scaffale da tempo immemore, lo guardavo con venerazione e non mi decidevo mai a prenderlo in mano. Poi, finalmente ecco arrivare lo slancio. Che rivelazione, l’ho letto d’un fiato! Un romanzo straordinario, senza tempo, non fate come me, leggetelo subito! Mi è piaciuto così tanto che l’ho riletto da poco, per la seconda volta. E se avete amato “I leoni di Sicilia” non potete perdervi questo capolavoro.

Il giovane Holden -J.D.Salinger
J.D.Salinger (1919-2010) ha scritto molti racconti e un solo romanzo, che è “Il giovane Holden”, diventato un classico della letteratura americana. Il titolo originale “The Catcher in the Rye” che letteralmente è “Il prenditore nella segale”, fu giudicato ardua e incomprensibile per noi europei, tanto che il romanzo uscì in varie traduzione con i titoli più disparati. In Italia fu scelto il titolo “Vita da uomo”, che in un secondo momento diventò “Il giovane Holden”.
Il romanzo è del 1951 ed è scritto in prima persona: protagonista è il giovane Holden Caufield, “conciato da far schifo”, che racconta i disagi e le sofferenze dell’ adolescenza, avendo in tasca il peso di una bocciatura per scarso rendimento che dovrà far digerire ai suoi genitori. Il suo divagare tra ricordi, sensazioni e riflessioni, ha creato uno stile dirompente e sperimentale nella narrativa degli anni Cinquanta che ha fatto scuola. Salinger aveva 32 anni al momento della pubblicazione, il successo fu così grande che non riuscì a gestirlo. Si ritirò a vita privata, e divenne leggenda, grazie anche all’alone di riservatezza che creò intorno a sé. Concesse pochissime interviste, non effettuò apparizioni pubbliche, né pubblicò nulla di nuovo dal 1965. Secondo molte testimonianze, ha continuato a scrivere fino alla morte, avvenuta a 91 anni. Gli eredi ci hanno promesso tanto materiale ma ancora non abbiamo visto nulla.

Mi fermo qui. Avete altri romanzi “figli unici” da aggiungere alla lista?
Buona lettura e alla prossima!

Fabiola

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